Dove te n’vai Pierrot,
pallido e mesto così
senza sorriso giocondo
sempre ramingo nel mondo
che vuoi sperar dalla vita quaggiù
quando v’è gente che non ama più
prendi la fida chitarra….ritorna a cantar
non lacrimar
Canta…Pierrot!
La più stolta canzone del cuore
canta perché…se tu piangi si burlan di te
non sospirar…nel ricordo del tempo che fu
devi, nella vita…
recitare la farsa anche tu…
Questo il piccolo prologo recitato sommessamente al principiar delle prime note di una malinconica voce di mandolino, accompagnato dal suono del pianoforte.
Pierrot, Pippo e…l’Armando ha fatto il bis, dopo il successo della “prima” paloschese lo scorso anno; la replica Sabato 2 Luglio in piazza Pertini a Palosco, con altrettanto entusiasmo dei protagonisti e riscontro del pubblico presente. A dire il vero questo è stato il “tris” richiesto, poiché la primissima fu ad Adro sempre lo scorso anno.
Lo spettacolo tratta dei ricordi e delle speranze, così come dei valori di un tempo ormai lontano…e mai così attuali.
Un viaggio musicale che attraversava le diverse sfumature della vita, partendo dalle interpretazioni melodiche di Cesare Andrea Bixio, fino a quelle del teatro leggero: i ritmi jazz di Gorni Kramer come punto di svolta della storia della musica italiana.
Un concerto che mette in luce come i temi dell’amore, della guerra, della sofferenza e dell’allegria vengano cantati con una sensibilità sempre più intensa, fino all’ironia e all’irriverenza di Giorgio Gaber ed Enzo Jannacci.
Nella ricca scaletta si ricordano capolavori storici come “la canzone dell’amore”, titolo del primo film sonoro con De Sica del 1930, la cui canzone di C.A.Bixio, meglio conosciuta come “solo per te Lucia” spiccava dalla colonna sonora. E non meno conosciuta “parlami d’amore Mariù” sempre di Bixio nel film “gli uomini che mascalzoni” del 1932.
A cantar d’amore si continua anche nel 57 con le commedie di Garinei & Giovannini musicate da Gorni Kramer, “un paio d’ali” che comprendeva la bellissima melodia di “non so dir, ti voglio bene” richiamando alla memoria, l’amore fra Petrarca e Laura, e Dante e Beatrice.
Poi ancora, “un bacio a mezzanotte” sempre di Kramer, e la “festosa” : Domenica è sempre Domenica” dal musichiere con il grande Mario Riva.
“piccola Italy” invece ricorda la famosa vecchia strada di New Jork, la strada degli emigranti italiani, in cui ci stava una Piedigrotta, la pummarola, i panni stesi al sole…ma le guaglione ‘nammurate si chiamavano Mary e non Marì”.
E’ poi la volta di Enzo Jannacci con le sue originali storie umane drammatiche come “gli zingari” (scritta in tempi e in contesti sociali dove queste problematiche forse non erano ancora così in evidenza).
Ma anche là dove le storie personali si sommano a quelle sociali, come in “l’era tardi” dove la chiara espressione contro la guerra, passa attraverso il dramma di un uomo che nella malinconia di una sera, senza un soldo, con i debiti da coprire, cerca aiuto ad un amico, il Rino, ricordandogli i tempi eroici, quando al fronte combattevano fianco a fianco ” contra i bumb e i fusilad…”. Ma “l’era tardi, in quella sera straca” e il disturbare un vecchio amico, quando ormai tutto è passato e i grandi valori lasciano ormai il posto ad una società indifferente, si riduce ad uno spiccio epilogo con un angosciante niente di fatto.
Col trascorrere della serata, l’ atmosfera “impegnata” e la tensione drammatica, si delinea più incisivamente, insistendo con Jannacci e le sue “scarp de Tenis”. Qui l’indifferenza sociale è denunciato fortemente se pur con toni anche apparentemente ironici, perchè alla fine si passa sopra al cadavere del “barbun”.
Non di meno “l’uomo a metà” che vive nella più totale apatia, con nulla da ricordare della sua vita, senza ideali, con amori incerti, forse anche toccato dal dolore, ma ormai senza nemmeno essere scosso dal passaggio di un aereo militare che “puzza di guerra, e neanche tanto lontano”.
Jannacci non si smentisce nemmeno nel ” me indiriss”, quando trovandosi all’anagrafe e dopo aver avuto un inutile battibecco allo sportello per non essere in possesso di una biro, poi gentilmente prestatagli da uno sconosciuto, chiede un documento di nascita senza ricordare nemmeno più l’indirizzo, e ritornando di colpo al flash di un ricordo dei tempi “miseri” e della sua abitazione di “ringhiera” (così chiamata nel Milanese), dove persino i servizi erano “tripli…si, ma in mes al prà”.
Non è mancata nemmeno la “mala” raccontata in maniera ilare e quasi surreale da Jannacci, nel vivace e patetico “Armando” alle prese con una giustizia molto alla salsiccie e polpette.
Altra denuncia contro la guerra Jannacci la esprime con il ricordo autobiografico di suo padre, perso appunto nel periodo bellico, quando dalla finestra lo guardavano “partire e voltarsi a salutare con la mano…per non tornar mai più”.
Non mancano anche i momenti dove l’aria “tesa” si scioglie un pò. Le provocazioni e le denunce continuano ma in modo molto più garbato e giocando con l’ilarità fine di Giorgio Gaber che esterna la sua delusione al tavolino del solito bar, davanti a due bicchieri di “Barbera e Champagne”, o che si beffa allegramente di una Milano sempre più concentrica cantando “come è bella la città” al ritmo di un nobile valzer francese.
O ancora l’allegria del “Riccardo” che gioca al biliardo da solo, ma per tutti è “il più simpatico che ci sia”. Sempre là…al bar del Giambellino.
Altri bellissimi brani noti, come “amore fermati”, “la mia canzone al vento” “per un basin”, “Pippo non lo sa”,”un palco della Scala”, ” il valzer dell’ organino”….
Tutto in un programma ricchissimo di brani e di “emozioni” durato circa due ore. E come se non bastasse, alla fine non sono mancati tre omaggi a Lelio Luttazzi, Armando Trovajoli, ed alla amatissima Nilla Pizzi.
Ricordo doveroso alla Regina della canzone, (a detta dei musicisti) con i suoi brani più noti: “vola colomba” “grazie dei fior” ” una donna prega” e ” una sera d’estate”, per la sua recente scomparsa.
La risposta entusiasta del pubblico non si è fatta attendere, in una “sera d’estate”, seduto tranquillo all’aperto, ad ascoltare belle melodie “ritrovate”, immerso in una moltitudine di colori e pensieri, mentre il tempo è trascorso velocemente, e una lieve brezza che accarezzava i ricordi.
Giampaolo Botti