Pino Daniele: “’o blues napulitano”
Sei anni fa a gennaio moriva all’età di 59 anni un grande della musica napoletana moderna: Pino Daniele.
Egli ha avuto il merito di rivoluzionare la musica napoletana proprio in un periodo storico in cui essa attraversava una crisi profonda. Il periodo d’oro della canzone napoletana era finito da parecchi decenni ed anche il Festival di Napoli appariva già come un ricordo archiviato. Si sentiva la necessità di modernizzare la melodia almeno fino al limite del possibile.
La tecnica compositiva di Pino Daniele è stata influenzata dalla musica rock, dal jazz di Louis Armstrong, dal chitarrista George Benson e soprattutto dal blues. Questi generi americani sono sempre stati presenti in tante sue canzoni napoletane ed anche italiane.
Nato nel Quartiere Porto di Napoli il 19 marzo 1955, Pino Daniele era primogenito di sei figli. Durante la sua infanzia conosce Enzo Gragnaniello.
Appassionato alla musica fin da piccolo, Pino imparò a suonare la chitarra da autodidatta, ed incluse nella sua musica aspetti del contesto sessantottino che guideranno l’espressione artistica del cantautore negli anni successivi.
Approdò al gruppo “Napoli Centrale” nel 1976, anno in cui pubblicò il suo primo 45 giri “Che calore”.
L’anno della sua svolta artistica avviene nel 1977. In questo anno pubblica diverse canzoni che segneranno la sua carriera come “Napule è”, “Terra mia” e “Na tazzulella e cafè”.
Importante fu il sodalizio con il sassofonista James Senese. Egli avrebbe contribuito alla crescita musicale di Pino Daniele.
Altre celebri canzoni di quel periodo datate 1979, furono: “Je so pazzo”, “Je sto vicino a te”, “Chi tene o’ mare”, “E cerca e me capì”, “Basta na jurnata e sole” e “Putesse essere allero”.
Gli anni ’80 furono anni fondamentali per l’artista napoletano: il 27 giugno 1980 suonò allo stadio di San Siro a Milano con Bob Marley davanti a 80 mila persone e l’anno dopo egli tenne un concerto in Piazza del Plebiscito a Napoli di fronte a 200 mila spettatori.
Di quegli anni non dobbiamo dimenticare alcune sue pietre miliari: “A me me piace ‘o blues” e “Quanno chiove”, entrambe composte nel 1980 e “Bella ‘mbriana” (1982).
Compose anche alcune colonne sonore rimaste famose nel panorama del cinema italiano. Tra le più celebri ricordiamo “Assaje”, interpretata dall’attrice Lina Sastri per il film “Mi manda Picone” (1983) di Nanny Loy, (le restanti musiche del film sono del batterista Tullio De Piscopo), “Ricomincio da Tre” (1981), “Le vie del Signore sono finite” (1987) e “Pensavo fosse amore, invece era un calesse” (1991); questi ultimi tre film furono diretti da Massimo Troisi.
Negli anni ’90 Pino Daniele ridusse il numero dei suoi concerti per motivi di salute . Di quegli anni diventarono famose canzoni come “Quando” (1991), composta per il film già citato “Pensavo fosse amore, invece era un calesse” di Massimo Troisi”, “O ssaje comme fa o’core” (1991), e “’O scarrafone” (1991).
Nonostante la rottura con la melodia classica napoletana, Pino Daniele restò fedele alle sue radici. Infatti nel 1991 fece interpretare al cantante Roberto Murolo la canzone “Lazzari felici” scritta sette anni prima e pubblicata nell’album “Musicante” (1984).
Il suo successo commerciale arrivò nella seconda metà degli anni ’90 con gli album: “Non calpestare i fiori nel deserto” (1995), e “Dimmi cosa succede sulla terra” (1997). Quest’ultimo risultò il disco più venduto in Italia per otto settimane consecutive, arrivando a vincere l’edizione del Festivalbar 1997 con il brano “Che male c’è”.
Nei primi anni duemila le canzoni di Pino Daniele sono contaminate dalla melodia nordafricana come possiamo notare nelle musiche dell’album “Medina” pubblicato dalla BMG-Ricordi nel febbraio del 2001.
Tra le canzoni più celebri di questo album ricordiamo “Via Medina”, “Mareluna”, “Lacrime di sale” e “Senza ‘e te”.
Ma nel 2004 il cantautore abbandonò le sonorità nordafricane mirando altrove. Qui grazie all’aiuto del Peter Erskine Trio, pubblicò l’album “Passi d’autore”. Le canzoni di questo album presentano una coloritura jazz alternata al sapore barocco dei madrigali cinquecenteschi, (soprattutto di quelli del compositore napoletano del ‘500 Gesualdo da Venosa). Tra le più significative ricordiamo “Gli stessi sguardi”, “Ali di cera” e “Aspettando l’aurora”. Inoltre questo album contiene il brano “Pigro” presentato al Festivalbar di quello stesso anno.
Nel 2008, in occasione del trentennale della sua carriera pubblicò insieme a Tullio De Piscopo, James Senese, Tony Esposito, Joe Amoruso e Rino Zurzolo l’album “Ricomincio da 30” dedicato all’amico Massimo Troisi, scomparso nel 1994.
Sempre nello stesso anno tenne a Napoli a Piazza del Plebiscito un celebre concerto che riscosse un’eco entusiastica. A questa manifestazione parteciparono numerosi ospiti come Giorgia, Irene Grandi, Avion Travel, Gigi D’Alessio e Nino D’Angelo.
Nel 2010 collaborò anche con altri grandi della musica americana come Eric Clapton.
Con lui si esibì al Toyota Park di Chicago. Nello stesso anno duettò con Mina, Franco Battiato, J-Ax e Mario Biondi.
La sera del 4 gennaio 2015 Pino Daniele muore a soli 59 anni a causa di un infarto nella casa di Orbetello in Toscana.
Con la scomparsa di Pino Daniele, si perde un punto di riferimento nel panorama musicale italiano e napoletano; scompare un vero cantautore rivoluzionario, che è stato capace di rinnovare la tradizionale canzone melodica partenopea contaminandola con sonorità jazz, rock e blues. Infatti, l’artista aveva originato soprattutto negli anni ’80 un vero e proprio fermento innovativo a Napoli, aprendo la strada ad altri cantanti. Egli è stato capace di raccontare con grande maestria attraverso le sue canzoni la rabbia, il malcontento, la povertà e la bellezza soprattutto di quella città dove era nato e alla quale era molto legato e che spesso nell’immaginario collettivo italiano era stata considerata come l’aveva definita Goethe: “Napoli, un paradiso abitato da diavoli”.
Francesco Furore