Ezio Bosso – La musica come atto d’amore
Non posso permettermi di parlare di musica o dei compositori, siano essi classici o moderni, perché non ne ho la competenza e certamente scriverei stupidaggini. Potrei forse descrivere le emozioni che provo quando ascolto dei brani di musica classica oppure le parole di una canzone. Ma sono sensazioni così personali ed intime che non sono capace di scriverne senza banalizzare. Allora prendo in prestito le parole di un pianista, compositore e direttore d’orchestra, che purtroppo ci ha lasciati troppo presto, il Maestro Ezio Bosso. Parole che ti entrano nel cuore e non se ne escono più.
Sei d’accordo con chi definisce “classica” la tua musica?
La voce è un po’ incerta, le parole escono un poco frammentate a causa della malattia, ma proprio per questo sono più autentiche ed emozionanti.
“Non sono nemmeno d’accordo con chi la definisce mia. Per me la musica non è di nessuno. Chi mette le mani chi la scrive non è…..
Certo Bach è Bach, poi diventa Ezio quando la suona, Paolo quando la ascolta..
E’ nostra! La musica è nostra, non è di uno. A me quando uno mi dice ti piace la mia musica?… Se posso ascoltarla..se è tua. ..se mi lasci.
E’ questa la magia.
Chi scrive la musica la scrive per lasciarla a qualcun altro.
E’ un atto d’amore.”
Le parole continuano ad uscire con quell’incedere claudicante ma che trasudano amore e profonda passione.
“Beethoven noi lo vediamo sempre come quel mezzo busto un po’ arrabbiato e invece era un uomo estremamente libero.
Era un uomo.. io lo dico sempre noi che..… io appartengo a quella musica impropriamente chiamata classica che io chiamo libera perché nel momento in cui la scrivo è di tutti.
Beethoven era una persona, noi suoniamo l’esperienza la vita l’amore la storia di una persona ogni volta.
E lui era uno libero, proprio libero, lui professava di essere libero, di stare nelle regole ma migliorarle, cambiarle.”
E immaginandoti di fare un tuffo nel passato e di trovarti difronte al tuo padre musicale cosa gli suoneresti?
“Un brano che mi ha cambiato la vita.
Un brano che da piccolo volevo suonare a tutti i costi….a tutti i costi.
I maestri non me la facevano suonare perché ero troppo piccolo, e io di nascosto sono andato a comprare la partitura.”
Un brano che già Beethoven non voleva più suonare perché diventato troppo popolare.
“E’ uno dei nostri difetti, ci critichiamo tanto che quando un brano piace a tutti allora no, no… non lo voglio più fare, perché è paura no…”
E allora gli suoneresti proprio questo brano?
“Si, uno perché gli direi, ti rendi conto di cosa hai scritto? Perché poi tutti si sono basati su questa cosa. E’ come se lui avesse viaggiato nel futuro….
e in più ha spinto un bambino a fare….”
….E ora è il momento della musica suonata delle note che escono dal pianoforte e ti entrano dentro e ti arrivano dirette al cuore e scatenano emozioni forti. Perché è questo che sento quando ascolto “Al chiaro di Luna” di Beethoven, e fantastico nella mia mente di essere io al pianoforte e che, come dice Ezio, in quel momento quella musica sia mia.
Rinaldo Chiodini