Giugno 2022

ADRO – DUE CONCERTI PER LA PACE

Sabato e Domenica 18 e 19 Giugno 2022, l’Associazione pianistica Studyart sarà ad Adro con due serate organizzate dalla Parrocchia di Adro, in particolare questi concerti sono stati voluti da Don Attilio Vescovi, per la comunità Adrense, offrendo un’ulteriore occasione ai ragazzi dei corsi superiori della scuola di pianoforte (dopo i recenti concerti di Suoni e Armonie), di esibirsi e di partecipare all’evento (sempre voluto da Don Attilio) dedicato ai correnti tragici avvenimenti fra Russia ed Ucraina.

La cattedrale di Kiev

Un piccolo messaggio come contributo anche se, solamente un segno spirituale di solidarietà, verso queste popolazioni vittime della guerra.

La prima serata di sabato 18 giugno, sarà dedicata alla pace fra Ucraina e Russia, esguendo interamente i “quadri d’esposizione ” di M. Mussorgsky, con spiegazione e diapositive. Al pianoforte Marco Grassi di Adro.

Nella seconda serata di Domenica 19 Giugno, il programma comprenderà musiche di F.Chopin, F.Liszt e S.Rachmaninoff, tre compositori di nazionalità Polacca, Ungherese e Russa. Anche in questo caso un piccolo gesto di augurio per la pace. Al pianoforte si alterneranno Giulia Plebani, Daniela Gatti, Martina Cotelli,  Alessandro Maffi, Marco Grassi.

I concerti avranno inizio alle ore 21 nella chiesetta di San Rocco ad Adro.

programma  Domenica 19 Giugno:

                         F.Chopin

                         F.Chopin

                         F.Chopin

                         F.Liszt

                         S.Rachmaninoff

                         F.Chopin

                         S.Rachmaninoff

                         F. Liszt

Gran Valzer brillante op.18

Ballata op.23 n.1

Notturno op. 48 n 1

Ballata in si m

Elegia op.3 n.1

Scherzo op.31 n. 2

Preludio op.23 n. 7

Rapsodia n.2

Giulia Plebani

Alessandro Maffi

Marco Grassi

Martina Cotelli

Daniela Gatti

Alessandro Maffi

Giulia Plebani

Martina Cotelli

Quadri di un’esposizione di Modest Mussorgsky.

Mussorgsky è un compositore del 1800 Russo, e fa parte di una corrente di pensiero che cercava di riportare in auge la musica tradizionale Russa non contaminata da altre provenienze culturali esterne. Suo amico, era il pittore Hartman che morì giovanissimo per una emorragia cerebrale. A questo pittore dedicarono una mostra alla quale fu presente lo stesso Mussorgsky, che visti i dipinti con tematiche della tradizione popolare e della cultura russa ne fu affascinato e decise di farne una composizione musicale, una suite di 15 brani, intitolata appunto “Quadri di un esposizione” descrivendone musicalmente lo spirito e le immagini attraverso i singoli brani.

I titoli della la maggior parte dei brani sono molto esplicativi, di alcuni altri brani invece si può dire brevemente qualcosa:

  • (la spiegazione dettagliata di tutti i singoli 15 brani verrà proposta al concerto di sabato)

L’autore inizia con “Promenade” che significa “Passeggiata” intesa come visita all’interno della mostra fra un quadro e l’altro, ma anche un percorso all’interno delle tradizioni dello spirito e della cultura Russi. E’ praticamente il tema che ricorre, fa da collante in tutta la composizione intera, ed è un motivo preso da alcune canzoni popolari russe.

Altro titolo è “Il balletto dei pulcini nei gusci”! Conosciamo tutti la tradizione del balletto Bolshoi di Mosca, i balletti di Ciacowski come lo schiaccianoci, il lago dei cigni ecc, i grandi Danzatori come Rudolf Nureev, Anna Pavlova ecc..

Catacombe è diviso in due parti. Nella prima Mussorghski vuole descrivere l’atmosfera cupa e l’eco dei sepolcri Romani.

Nella seconda immagina di scendere con il suo amico Hartman (il pittore) appena scomparso, nelle catacombe Parigine con una candela, il cui lume rischiara lievemente con una luce fioca i teschi e le ossa dei defunti.

Baba Jaga, è una figura grottesca, un po’ come la strega malefica di Biancaneve. Fa parte della mitologia Slava e si trova soprattutto nelle fiabe russe. E’ una vecchietta orribile, sche abita nel bosco, in una capanna fatta come un orologio a cucù e posata su zampe di gallina.

La grande porta di Kiev è la monumenale porta che il pittore progettò per lo zar Alessandro II scampato ad un tentativo di assassinio. Se ne sente la monumentalità, l’imponenza, con il tema della “passeggiata” iniziale, molto amplificato… alternandosi con il richiamo remoto di canti di cori liturgici della chiesa ortodossa. Il brano conclude ancora con il tema principale che sembra suonato da tutte le campane delle grandiosi cattedrali russe.

J. S. BACH, IL GENIO DEI GENI

Ben ritrovati a tutti con questa nuovo articolo riguardante la musica.  Oggi vorrei  parlare di un genio musicale, personalmente il mio preferito: J. S. Bach.

J.S.Bach

Johann Sebastian Bach nacque in Germania, a Eisenach, il 31 marzo del 1685 da una famiglia di musicisti. Johann è l’ultimo di otto figli del violinista Ambrosius Bach. Fu proprio il padre a guidare i suoi primi passi nel mondo musicale: i Bach, infatti, da almeno 150 anni si guadagnavano il pane suonando presso le corti, i municipi e perfino nelle chiese. All’età di dieci anni subì un dolorosissimo trauma: la morte improvvisa di entrambi i genitori che lo costrinse a dare una svolta inaspettata alla sua giovane vita. Dovette lasciare così la sua casa natale e venne accolto dal fratello maggiore Johann Christoph, il quale era organista ufficiale presso la chiesa del paese. Insieme al fratello perfezionerà gli studi del violino e del clavicembalo sul quale scriverà opere magnifiche e molto conosciute ancora oggi.

Finiti gli studi liceali, non potendosi permettere i costi del conservatorio, iniziò da subito a lavorare. Entrò dapprima nell’orchestra di corte del duca di Weimar, come violinista, e successivamente divenne organista ad Arnstadt e a Mühlhausen, dove nel 1707 sposò la cugina Maria Barbara. Nel 1708 però ritornò, per ragioni essenzialmente economiche, presso la corte di Weimar, nella quale lavorò per ben otto anni. Nel 1714, amareggiato per non essere stato scelto come direttore della cappella musicale, congedò il duca di Weimar e accettò l’incarico di direttore dell’orchestra da camera presso la corte del principe Leopold Köthen.

Palazzo di Leopold Kothen dove fu Capplemaister Bach

Il principe offrì a Bach uno stipendio molto elevato per l’epoca e il nuovo incarico fu la posizione più alta raggiunta dal musicista fino a ora. Poiché la rigida religione calvinista adottata nel principato non permise a Bach di suonare la sua musica in chiesa, si dedicò completamente alla composizione di musica strumentale. Sono di questo periodo, infatti, i suoi famosissimi sei “Concerti brandeburghesi”. Il genio di Bach non viene esaltato dalla musica strumentale in quanto egli non dimostrò grande interesse per la vita mondana e gli spettacoli di moda: infatti dimostrò genialità nel comporre in maniera molto più sobria e meno rispondente ai canoni del barocco.

Nel 1720 morì improvvisamente la moglie Maria Barbara, lasciando Bach con quattro figli piccoli. Di lì a poco si risposerà con Anna Magdalena, una cantante solista molto più giovane di lui. Con questa donna condividerà il resto dei suoi giorni dando alla luce altri figli. Nel 1723 lasciò Köthen perché venne a sapere che a Lipsia si era liberato il posto di direttore del coro della scuola di san Tommaso. Oltre all’insegnamento all’antica scuola dovette occuparsi della vita musicale delle due principali chiese della città e comporre brani per ogni domenica e festività dell’anno. Durante il suo soggiorno a Lipsia scrisse circa 300 Cantate, la messa in si minore, la “Passione secondo Giovanni” del 1724 e la “Passione secondo Matteo” del 1729.

Frammento della passione secondo S.Matteo di Bach

Si dedicò infatti alla produzione di musica sacra in quanto era un uomo profondamente religioso e cercò da subito di concepire la sua opera come un omaggio alla grandezza del Creatore. Spesso nei suoi scritti riportava questa frase “soli Deo gloria”, ovvero solo a Dio gloria. Gli scopi principali dell’organista liturgico per Bach erano la lode a Dio attraverso il meraviglioso strumento dell’organo e il concepimento di una spiritualità profonda per poter favorire la comunicazione tra Dio e l’uomo.

A Lipsia risiedette fino alla morte godendo di buona salute. Lavorò instancabilmente fino agli ultimi mesi della sua esistenza. Nel 1750 Bach, che da sempre aveva sofferto di miopia, perse completamente la vista. Venne sottoposto ad un intervento chirurgico dal quale non riuscirà più a riprendersi. Il grande genio di Bach morì il 28 luglio 1750, per un ictus cerebrale all’età di 65 anni.

Giovanni Signorelli (studente di pianoforte)

                                                                    Tratto dalla rivista Conoscersi della Parrocchia di Palosco – marzo 22