Dopo la lotta partigiana e la Resistenza, che come scriveva lo scrittore friulano Pier Paolo Pasolini, avevano unificato l’Italia più del Risorgimento, secondo molti sociologi della seconda metà del ‘900, il Festival di Sanremo aveva ancora di più rinsaldato quei legami tra nord e sud già evidenziatisi nell’emigrazione interna di massa degli anni ’50 e ’60 del Novecento. Inoltre il Festival costituiva un collante tra le classi sociali, distanziate culturalmente dal fascismo e dalla guerra.
Correva l’anno 1951. La televisione non era ancora nata. Per la maggior parte degli italiani i soldi erano pochi e difficilmente ci si poteva permettere il cinema, il teatro ed altre evasioni. Allora la radio era il primo grande strumento per sognare.
La radio trasmetteva commedie, concerti, opere liriche, formando la cultura di generazioni intere, ma anche il Festival di Sanremo. Il primo si svolse al Salone delle feste del Casinò di Sanremo e fu condotto da Nunzio Filogamo, un presentatore siciliano che si può considerare il “padre ispiratore di Pippo Baudo”. Erano in gara 20 canzoni, mentre a concorrere furono solamente tre interpreti: Nilla Pizzi, Achille Togliani e il Duo Fasano. Vinse la canzone “Grazie dei Fiori” di S. Seracini interpretata dalla bolognese Nilla Pizzi.
Nilla Pizzi al primo Festival di Sanremo nel 1951
L’anno dopo vinse ancora una volta Nilla Pizzi con “Vola colomba” di Cherubini e Concina. Nel 1953 è la volta di Carla Boni e Flo Sandon’s, che vincono con la canzone “Viale d’autunno” del maestro G. D’Anzi.
Lo spartiacque all’interno del Festival di Sanremo è rappresentato dal passaggio dalla radio alla televisione. La prima trasmissione televisiva risale al 3 gennaio 1954. Questa edizione sarà vinta da Giorgio Consolini e Gino Latilla con la canzone “Tutte le mamme” di Bertini e Falcocchio. L’anno dopo sarà la volta di Claudio Villa, cantante già affermato, che vincerà il Festival con la canzone “Buongiorno tristezza”.
Senza fare la cronistoria del Festival di Sanremo, mi soffermerò sugli anni più significativi.
Arriviamo al 1958: dopo anni di escalation di audience. I televisori pian piano arrivano nelle case degli italiani. In quell’anno muore papa Pio XII. Sarà eletto il papa bergamasco Angelo Roncalli con il nome di Giovanni XXIII.
Con il successo della televisione, comincia ad appannarsi il mito della Callas e della musica lirica trasmessa frequentemente alla radio e riservata ad una ristretta élite che frequentava il teatro. Questo tornava a tutto vantaggio del Festival di Sanremo, che veniva seguito da tutti gli strati sociali di ogni parte d’Italia.
Nel 1958 a Sanremo è il momento di un giovane cantante pugliese che cantava spesso in napoletano e in siciliano: Domenico Modugno. Ma da quel momento con la canzone “Nel blu dipinto di blu”, la sua fama travalicherà non
Domenico Modugno-Nel blu dipinto di blu
solo i confini regionali, ma anche quelli nazionali. Quel brano sarà riconosciuto in tutto in mondo con il titolo di “Volare”. Con il debutto a Sanremo di Domenico Modugno in coppia con Johnny Dorelli, si afferma la figura del cantautore. L’enorme successo, porterà la vendita di quasi un milione di dischi. “Volare”, canzone di rottura, non fu accolta all’inizio dalla critica, ma farà la storia della musica italiana e mondiale. Tradotta e cantata in tutte le lingue, sarà interpretata tra gli altri da Louis Armstrong e Frank Sinatra, ed ancora oggi è considerata tra le più conosciute di tutti i tempi.
Altro anno da considerare sarà il 1968, anno essenziale nell’immaginario socio-culturale del XX secolo. L’anno prima una tragedia avvolta nel mistero si abbatteva su Sanremo: moriva suicida il giovane cantautore genovese Luigi Tenco, il quale aveva debuttato con la canzone “Ciao amore ciao” insieme alla cantante italo-francese Dalida. Il 1968-1969 fu il biennio delle esibizioni dei cantanti stranieri.
Sergio Endrigo e Roberto Carlos
Molti cantanti stranieri si cimentano insieme ai nostri nella ripetizione delle canzoni italiane, portando una ventata di modernità e di originalità. Ad esempio Wilson Pickett che insieme a Fausto Leali canta “Deborah” in puro stile rhythm and blues, oppure Sergio Endrigo e Roberto Carlos interpretano in chiave melodica “Canzone per te”. Oppure in chiaro stile jazz “Mi va di cantare”, cantata da Louis Armstrong e Lara Saint Paul. “La voce del silenzio” cantata da Tony del Monaco” e Dionne Warwich, sarà un altro successo anche perché verrà riproposta da Mina. Del 1969 non dobbiamo dimenticare “Lontano dagli occhi, lontano dal cuore”, sempre di Endrigo, e “Un’avventura” cantata da Wilson Pickett in coppia con Lucio Battisti, scritta insieme a Mogol.
Negli anni ’70 il Festival di Sanremo subisce un declino a vantaggio della musica pop-rock anglosassone e di quella impegnata.
Sono gli anni della contestazione giovanile, delle lotte sindacali e dell’emancipazione femminile. Sanremo non è in cima ai pensieri della gente, preoccupata anche per l’inflazione e il terrorismo rosso e nero, che sfocerà nel delitto Moro (1978).
Tra le canzoni sanremesi più famose e significative di quel decennio ricordiamo “La prima cosa bella” (1970) cantata da Nicola di Bari e dai Ricchi e poveri, “Che sarà” (1971) cantata sempre dai Ricchi e poveri in coppia con José Feliciano, “4/3/’43” (1971) e “Piazza grande” (1972) del compianto Lucio Dalla e “Gianna” (1978) di Rino Gaetano.
Il Festival degli anni ’80 manifestò dei segnali di rottura: l’orchestra viene soppiantata dalle basi registrate; inoltre vi furono edizioni in cui i cantanti si esibivano in playback. Questo fatto portò la Rai a riappropriarsi del Festival grazie anche alla presenza di Pippo Baudo. La società si riprende lentamente dalla crisi del recente passato, anche a scapito della qualità delle canzoni.
Pippo Baudo e Eros Ramazzotti-Sanremo 1984
Anche negli anni ’80 a Sanremo sono state rappresentate canzoni rimaste celebri nella musica italiana come “Ancora” (1981) di De Crescenzo, “L’italiano” (1983) di Toto Cutugno, “Adesso tu” (1986) di Eros Ramazzotti, “Si può dare di più” (1987) di Morandi-Ruggeri-Tozzi, “Perdere l’amore” (1988) cantata da Massimo Ranieri, oppure “Cosa resterà degli anni ottanta” (1989) interpretata da Raf.
Gli anni ’90 consacrarono il Festival di Sanremo come appuntamento fisso per la società italiana. Con il ritorno dell’orchestra sul palcoscenico dell’Ariston, la scenografia si arricchisce e trionfa. Canzoni celebri degli ultimi anni saranno: “Uomini soli” (1990) dei Pooh, “Non amarmi”(1992) cantata da Aleandro Baldi e Francesca Alotta, “La solitudine” (1993) cantata da Laura Pausini, “Come saprei” (1995) cantata da Giorgia, “Con te partirò” (1995) cantata dal tenore Andrea Bocelli e “Vorrei incontrarti fra cent’anni” (1996) cantata da Ron e Tosca.
Teatro Ariston – Sanremo
Nelle edizioni degli anni 2000, con la presenza delle nuove proposte, prevarranno le logiche del web, con cantanti sostenuti ed avvalorati dalla tecnologia moderna.
Anche se penso che Sanremo abbia acquisito nel tempo altri obiettivi oltre le forme artistiche, continua ad essere seguito da milioni di telespettatori. A mio avviso però lo sfoggio di vestiti, tatuaggi, etc., con l’intento di adattarsi ai gusti del proprio pubblico, prevale sulla musicalità e sulla poesia dei testi. Personalmente preferirei che una manifestazione così importante in tutto il mondo e icona della canzone che rappresenta la storia degli italiani, non si adeguasse a logiche consumistiche e che essa fosse strettamente orientata alla bellezza della musica.
Francesco Furore